Sunday, June 22, 2008

MUSICA D'ESTATE AL LATERANO 2008

Per i "Quaranta Concerti nel giorno del Signore"
Seconda edizione di
"MUSICA D'ESTATE AL LATERANO"
dal 20 giugno - al 20 luglio 2008




Cortile del Palazzo Lateranense
Piazza San Giovanni in Laterano 6, Roma.




Cliccare sulle immagini per ingrandirle.








Il programma completo di tutto il periodo 20 giugno-20 luglio 2008 (cliccare sopra per ingrandire)




Primo appuntamento il 20 giugno, ore 21.00, con:

"Destinazione del sangue - Il fuoco della Carità di Paolo"

"Prima Assoluta" in Italia, in occasione dell'apertura dell'Anno Paolino. Opera musicale del Maestro Cristian Carrara su testo poetico di Davide Rondoni. Notevole scenografia dell'artista Oliviero Rainaldi che ha dipinto particolari figure umane su due grandissimi pannelli che fanno da quinte per il palcoscenico. Allestimento in collaborazione con "ANOMIA Studio Architetture" e “Fondazione Volume” di Roma.
Ha diretto l'Orchestra Sinfonica Abruzzese il Maestro Flavio Emilio Scogna.

Ricca e qualificata proposta musicale estiva del Vicariato di Roma nell'ambito della manifestazione "Quaranta Concerti nel giorno del Signore".

di Ettore Mosciàno
_______________________


Sandro Lombardi voce recitante
Silvia Cappellini Sinopoli pianoforte
Daniela Petracchi violoncello

Dopo il successo e la numerosa partecipazione di pubblico nella prima edizione del 2007, continua anche quest'anno la ricca e qualificata proposta musicale del Vicariato di Roma, nel segno dell'Arte e della Musica, con la direzione progettuale di Mons. Mauro Parmeggiani e la direzione artistica musicale di Mons. Marco Frisina.
Inizio suggestivo nel cortile rinascimentale progettato dall’architetto Domenico Fontana. Fonti luminose sotto i meravigliosi portici dalle volte affrescate a “grottesche”.

Quest'anno la stagione dei concerti estivi è dedicata all'Apostolo Paolo di Tarso, ebreo, persecutore dei cristiani, poi convertitosi al cristianesimo. In questa occasione si apre quello che viene chiamato "l'Anno Paolino", proprio in onore di questa figura di apostolo che così intensamente ha voluto dedicare buona parte della sua vita al viaggiare per incontrare genti diverse e predicare, con vera e profonda energia spirituale, il messaggio cristiano, dopo la folgorazione di luce ricevuta sulla via di Damasco.
La Chiesa festeggia la nascita di San Paolo il 26 giugno.

Temperamento pieno di fuoco quello di Paolo, e di straordinaria sensibilità. Animo inflessibile e nello stesso tempo di dolcezza profonda, coraggio combinato con l'audacia, libertà di linguaggio e sublime pazienza, dedizione a Cristo, senza riserve. Questi i caratteri salienti di San Paolo, che più di ogni altro contribuì alla diffusione del cristianesimo ed a fissarne la dottrina. Egli è autore delle 14 epistole dottrinarie, scritte tra il 52 ed il 66 d.C., indirizzate a comunità varie di fedeli.

Mons. Mauro Parmeggiani ci ricorda, nella nota di libretto, che: “l’Arte e la Musica devono essere lo strumento privilegiato attraverso il quale l’uomo fa l’esperienza dell’Amore di Dio perché, come ha scritto Giovanni Paolo II ‘a contatto con le opere d’arte, l’umanità di tutti i tempi - anche quella di oggi – aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino’”.


E' con queste immagini di vita e di pensiero cristiano che il poeta Davide Rondoni




ha cercato di rendere attuale il pensiero di Paolo di Tarso, viaggiando anch'egli umilmente sulle strade, e nei vagoni in cui schiamazzano giovani innocenti che parlano nei diversi dialetti di mille cose, con alterne voci, sproloqui, slanci e istinti della bellezza giovanile, bruciando sentimenti ed idee, rapidamente.

Lontana, questa gioventù, dal pensiero di Dio, di Gesù.
Altri fuochi bruciano nella visione del poeta a bordo del treno, al ricordo della vita di Paolo, della sua folgorazione nella luce di Cristo, della sua missione apostolica. Il fuoco di Paolo è oggi nella mente del poeta, alle notizie drammatiche di guerra nei paesi slavi e orientali. Lo sguardo, oltre il vetro del finestrino, tragicamente disegna nuvole di fuoco, torri incendiate, desolazione, dolore, vegetazione d'alberi dalle mani aperte, terre aride, bambini soli, pietre, fango, le reti verdi delle campagne e quelle delle strade con filari metallici di macchine ...
Una dura immedesimazione, pura e sincera, quella di Rondoni, in salvifica itineranza e ricerca, ad immagine di Paolo, e con la volontà di fare, per dare anch'egli con la poesia qualcosa che abbia profondità di significato e senso nella comunicazione tra le genti, e nella esistenza terrena. Egli scrive diverse scene nell'opera:

..."Paolo vede pianeti e torri negli incendi/ e vede uomini che si rubano l'aria/ quando vede/ la rosa/ dalle nubi sputare ferro/ piange il suo pianto secco/..."

Il dolore crudo della realtà che opprime e ci sovrasta fa rinascere nel poeta il desiderio di dire, declamare, come Paolo nei suoi viaggi tra le genti, le parole e i gesti, le opere e la volontà del Salvatore. Il richiamo e le visioni vogliono essere un invito corale a ripensare la nostra vita, le nostre azioni. Rinascere nel fiato, respiro concessoci, aria vitale della sacralità della vita. Paolo vede...

"Vede i filari, la terra lavorata,/ è bella/ nel tormento/ l'opera del mondo, l'opera di cosa, / che rosa / grida recisa/ o fiorisce nel profondo./ Si fa cenere e amore, / fuoco, fossili stelle, fuoco/ di sorriso sempre ulteriore./...

Una dura felicità investe il poeta nella consapevolezza di dover legare e contenere il nodo e i ruoli della carne corporale e dello spirito con l'amore e la energica tensione a determinare il proprio cammino terreno. Un continuo ritorno all' origine della vita, invito ai ripensamenti, al rammemorare...

Così nella scena:

..."Spirito movimento/ che dai vita, la tensione/ del corpo a vivere/ secondo la vita infinita,/ corpo, legame dono del/ fiato/ dal primo giorno o notte o cos'era/ quando Dio ha lasciato su un'altra bocca/ il suo respiro/ come di un amante si cerca nei baci/ il fiato./... / lo spirito è il filo/ del fiato./ Fiato, fiato.../........."

Ed ancora: l'amarezza, il timore che il mondo sia abitato da fantasmi che non sanno la sacralità della vita; il pensiero sui continui smarrimenti di noi mortali quando non siamo investiti dall'amicizia delle genti; siamo soli? altri sono fantasmi? mai soli, seppure fisicamente possa accadere, quando siamo pieni di entusiasmo e fervore, se appartenenti ad una comunità che ha fede.

..."Lo guardano nello scompartimento,/ dicono: com'è solo quest'uomo/ che ha gli occhi tristi ma in fondo/ pieni di entusiasmi, / è solo ma ha molti con lui, / fantasmi,/ o che cosa nel mondo?/...

"I treni nella notte si perdono, gli uomini/ nella notte si perdono, i treni/ svaniscono, / cercano tra le montagne/ o lungo le rive dei mari, e che segni/ scrivono nelle migrazioni, desideri/ desideri, movimenti di popoli, /sentieri/ e deserti, / cuori binari/..."


L'opera poetica di Rondoni ha una versificazione libera, volutamente frammentata e scarna; il poeta, come l'apostolo Paolo, ha la mente rivolta a Dio e non porta orpelli e pesi in abbondanza, del linguaggio spurio, ma essenzialità di vocaboli che hanno radici nate e legate da viva emozione e pathos. Rondoni non fa poesia religiosa, nel senso stretto di una scrittura mistica, ma problematizza poeticamente l'animo umano, il legame sociale, i valori etici, invitandoci a cercare, guardare meglio dentro di noi, per capire come e dove "destinare il nostro sangue...". Una volontà nuova della parola significante.





Davide Rondoni ha al suo attivo numerose opere di poesia e saggistica; dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna ed ha fondato riviste, curato programmi televisivi di letteratura e società. E’ anche una delle “sentinelle” coraggiose della cultura religiosa in Italia.


Il Maestro Oliviero Rainaldi, noto scultore e pittore internazionale, di origine abruzzese, ha realizzato le scene fisse per l’intera manifestazione in programma. Egli ha lavorato sulla riflessione di notazioni bibliche in cui ricorre il numero “40” (......40 giorni del Diluvio universale.....Mosé all’età di 40 anni trascorre 40 giorni e 40 notti sul monte Sinai..... 40 sono gli anni di espiazione che il Signore infligge al popolo d’Israele, condannandolo ad errare nel deserto...... 40 anche sono i giorni di tempo che Dio, per bocca di Giona, fa preannunciare alla città di Ninive, perché si salvi dai suoi vizi ed ozi se non vuole essere distrutta..... I regni di Saul, David e Salomone durano 40 anni....... 40 sono i giorni del digiuno di Gesù nel deserto.... 40 le ore in cui Gesù rimase nel sepolcro......Il numero 40 indica anche la prova iniziatica, il passaggio ad una seconda nascita, quella spirituale, ed è il numero dell’attesa, ma anche della purificazione , del perdono, come viene scritto nelle note in catalogo).

Rainaldi ci ha dato così, figurativamente, le tracce simboliche di un percorso spirituale, togliendo la consistenza carnale alle figure poste in scena sulle tele. Due lunghissimi pannelli rettangolari, per decine di metri, poggiati ad angolo sul palco, come si trattasse di un libro aperto, con tre figure umane in color gesso. Immagini gigantesche che hanno tuttavia la lievità per trasparenza, perdita di materialità, in un luminismo assai suggestivo dei disegni. Fondi color terra e cielo delle due tele, per il risalto in chiaro delle figure.

Nel primo grande pannello, all'estrema sinistra, vediamo una figura d'uomo isolata, colossale, volta di spalle, nell'atto di camminare, avviarsi; l'uomo procede verso uno spazio libero davanti a sé, senza nessun'altra materialità di oggetti. Egli ha sulle spalle il lembo di un lunghissimo mantello che trascina nell'atto di una repentina vestizione. Il drappo, anch'esso chiaro e trasparente, per la gran parte è ancora voluminosamente a terra con le sue pieghe. La figura sembra dirigersi all'interno del secondo pannello, in cui stanno altri due personaggi: un uomo e una donna. Un fascio di luce bianca scende dall'alto, nel secondo pannello, ed investe un uomo steso a terra che, impaurito o punito, si copre il capo con le mani (la folgorazione dell'apostolo Paolo? - il castigo, la prova che nella vita si presenta ad ognuno di noi? - ). L'altra figura, la donna, è lì vicino sulla destra, lievemente piegata in avanti rispetto al suo asse, col capo reclinato. E' la donna dell'attesa, della meditazione, forse anche partoriente, nuova fecondatrice di umanità.

Due o tre semplici colori per rappresentare l'insieme. Un cromatismo apparentemente semplice, ma usato con grande sapienza e sintesi interpretativa, di grande impatto scenico ed emotivo. Una armonia compositiva figurale che “sposa” la musica, per le posizioni "inclinate" o “in atto di movimento” fatte assumere dall’artista alle sue figure che rappresentano “La Preparazione o Vestizione”, “L’Attesa" e la “ Prova o castigo”.

Netta sensazione di aspirazione tra cielo e terra, nel cortile lateranense, in cui verosimilmente le immagini sulle tele ”salgono” a congiungersi con il vero cielo della sera. In perfetta armonia, originalità inventiva, capacità d’interpretare l’avvenimento poetico musicale, culturalmente solenne, in un ambiente già così significativo strutturalmente, tra gli intervalli degli archi, e nella cornice-corona dei colorati affreschi “a grottesche”, sotto le volte dei portici, opportunamente illuminati e messi in risalto.

Inserimento riuscito e figurazioni bellissime, evanescenti nei contorni, eterei, e di squisita eleganza, con suggestioni e richiami alle sculture chiare dei marmi d’epoca rinascimentale e barocca.
Pittura e scultura in combinata simbiosi di funzionalità sacrale, simbolica, e chiarezza pura, non disturbata da ulteriori orpelli cromatici e segnici.

“Il progetto del palco, nasce da uno stretto rapporto tra le proporzioni dell’ambiente e lo studio degli spazi funzionali necessari”, ci ricordano le curatrici Silvia Marsano e Marilena Borriello della “Fondazione Volume”, associazione culturale nata nel 1997 a Roma. Tale Associazione, oltre ad essere un laboratorio di idee in cui gli artisti ed un gruppo di intellettuali romani si confrontano, ha in fase di realizzazione la creazione di un parco dell’arte con il fine di far interagire arte e paesaggio, arte e architettura. Significativa a questo proposito la prima stretta collaborazione tra “Fondazione Volume” e “Anomia Studio Architetture”.

Il Maestro Cristian Carrara ha concepito e ideato una scrittura musicale funzionale al tema del testo poetico, con cadenze di significativa armonia, in tonalità ora lieve e soave, altre volte con accenti drammatici, sottolineature e mescolanza calibrata di suoni.




Egli è un giovane compositore, come apprendiamo dalle note di libretto, che ha diversi lavori di composizione al suo attivo, pubblicati da alcune tra le più importanti case editrici musicali italiane (“Cantico dei Cantici”, ed. Sonzogno, per coro e orchestra; “O infinito silenzio", ed. Curci, canto per baritono e orchestra d’archi su testo di Padre David Maria Turoldo; e “Luce”, ed. Circi, primo di una trilogia di sestetti sulla bellezza, pubblicato per Wd music).

Molte le sue collaborazioni con artisti-musicisti di nome. I suoi lavori sono stati diffusi da Radio Rai, Radio Vaticana, Filodiffusione e da diverse emittenti radio televisive. E’ presidente dell’Unione Nazionale Arti e Spettacolo delle Acli.

L’Orchestra Sinfonica Abruzzese è una consistente formazione che ha eseguito il concerto con proprietà e padronanza strumentale, nelle diverse sezioni, nei volumi sonori, nella distinzione timbrica della pianista Silvia Cappellini Sinopoli e nel violoncello di Daniela Petrocchi.

L'Orchestra è una delle 13 Istituzioni Concertistico Orchestrali riconosciute dallo Stato. Protagonista della rinascita della vitalità musicale della Regione Abruzzo e del Centro Italia, l'Orchestra ha finora tenuto oltre tremila concerti, in oltre 30 anni di ininterrotta attività. Con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese hanno collaborato direttori d’orchestra di chiara fama e solisti di calibro: Carlo Zecchi, Gianluigi Gelmetti, Bruno Aprea, Donato Renzetti, Vladimir Ashkenazy, Katia Ricciarelli, Reato Bruson , Severino Gazzelloni, Bruno Canino, Enrico Rava, Michele Campanella, Sylvano Bussotti, Uto Ughi e tanti altri. Fin dalla sua fondazione, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese (ISA)si avvale della direzione artistica del M° Vittorio Antonellini.





L'Orchestra Sinfonica Abruzzese e

il Maestro Flavio Emilio Scogna


Il Maestro Flavio Emilio Scogna ha disegnato con lievità, padronanza di coordinamento, rendendo percepibili e netti i settori strumentali, le implicazioni espressive e il disegno formale d'assieme.
Egli è noto ed affermato musicista, direttore e compositore, allievo per la direzione d’orchestra di Franco Ferrara. E’ stato collaboratore del Maestro Luciano Berio nel 1988. Le sue composizioni musicali vengono eseguite nelle sedi più prestigiose in Italia e all’estero, ed incise dalla RCA, BMG Ariola e diffuse dalle maggiori emittenti europee. Egli svolge la sua attività musicale spaziando dal repertorio tradizionale e operistico alla musica moderna e contemporanea. Ha diretto le più importanti orchestre sinfoniche ( L’Orchestra Sinfonica della Rai, l’Orchestra della Radiotelevisione Spagnola RTVE, l’Orchestra Nazionale di S. Cecilia di Roma, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma e tantissime altre, nazionali e internazionali).
Ad intervalli, con interruzione di musica, la recitazione chiara del testo poetico da parte dell’attore Sandro Lombardi, in maniera appassionata e intensa.






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