Saturday, April 12, 2008

FLAMENCO a Roma - Teatro Italia











a Roma



Canti e danze del folclore andaluso.
(di Ettore Mosciano)
La leggenda che circonda ancora oggi le origini del flamenco, del “Canto Jondo o Canto Hondo” e delle diverse forme d’espressione musicale e coreografica dei gitani andalusi, sembra oggi un po’ meno evanescente. Costoro, venuti in Spagna intorno al XV sec. furono perseguitati e scacciati dalle Forze Reali e dopo lungo tempo, per ‘guadagnarsi le città’, s’integrarono nella malavita cittadina della Spagna.
Flamenchi”, dunque, sono divenuti i gitani a contatto degli autoctoni esperti in delinquenza. Questo termine gergale tutt’al più riguarda per fortuna il suo senso principale: la vivacità orgogliosa e piena di fuoco, che si applica mirabilmente allo spirito di certa arte magica ed ispirata che è il flamenco.
L’essenza stessa del repertorio gitano sta, ancora prima dell’arrivo dei Gitani in Spagna, nel contesto musicale spagnolo dell’epoca, dove si trovano i canti bizantini adottati per la Chiesa spagnola e la musica araba, che ha offerto d’altro canto similitudini con queste prime tendenze, come già visto nel sistema orientale e persiano.
Sprovvisti di tradizione musicale propria, i gitani s’appropriarono di quelle a loro offerte dai nativi del luogo. Col passare dei secoli essi fecero di questo folclore, che fu a loro estraneo in origine, una cosa propria e l’arricchirono di un apporto personale essenziale, da qui il “flamenchismo”: questa passione fervorosa, angosciante, orgogliosa che è la cifra stessa della razza, senza la quale sarebbe una forzatura la qualità di ciascuno dei suoi rappresentanti ad avere tendenze a troppa immaginazione.
Quest’arte flamenca dispone di tre mezzi essenziali d’espressione: la chitarra, il canto e la danza. Sul piano della tecnica e dell’analisi, sulle forme complesse che compongono il patrimonio gitano, vi è un riferimento a Manuel de Falla, in particolare, che ebbe il merito di averne scoperto le linee di forza.
Brevemente, si può dire che queste linee definiscono un sistema ancora molto vicino agli schemi melodici ed armonici originali: impiego dell’armonizzazione come mezzo di modulazione, con uso continuo di micro-intervalli che permettono una varietà espressiva inesauribile all’interno di un ambito ridotto, generalmente a intervalli di sesta ed in un clima di variazione armonica costante che con la chitarra si vuole solo risolvere in modo netto e “definito” ( nelle forme moderne, d’accompagno). A questo si giunge in effetti quando si carica la formula armonica e ritmica di base con i “tocchi”. Ma si usa ugualmente variare la stessa formula all’infinito, nel corso del suono, per sottili variazioni o con l’impiego di due tecniche essenziali dello strumento, il “rasgueado” (il “suono sfregato”) e il “punteado” (il “suono pizzicato”), arrivando a combinazioni sonore estremamente complesse.
A questi due aspetti vocali e strumentali si aggiunge o si sovrappone il terzo elemento, la danza, che può passare dal ritmo gioioso-effervescente a un movimento di significazione più alto: lo scongiuro delle forze ostili del destino.
Cadix (Cadice), situata di fronte all’Atlantico, su una vicina isola, all’estremità sud-ovest dell’Andalusia, è stata celebre nell’antichità per le sue danze e i suoi canti.
Ai nostri giorni, lo stile “gaditan” o "del canto popolare" costituisce, per le sue antiche radici, una delle varietà più caratterizzate del folclore andaluso; ed esso, incontestabilmente, è stato molto influenzato dalla musica greca e dalla musica berbera
.
A confronto il genere “sevillan” è lieve e allegro. Lo stile di Cordova ha una purezza severa e aristocratica. Lo stile di Malaga porta con sé una malinconia che richiama la musica orientale; e quello di Cadice appare più complesso: oscilla tra la gaiezza ironica di un “tanguillo” e l’asprezza tragica di un “tiento”, la più caratteristica delle danze cantate di questa regione.
Fatto per accompagnare la vita, dall’infanzia alla morte, per accompagnare le tristezze, l’amore, il lavoro, le stagioni, l’arte musicale dei Gitani è emanazione spontanea riuscita che lascia, al di là della sua scatenata ispirazione, una costante armonia che ha il colore della gioia.
Il flamenco comprende una grande varietà di forme che sono state portate al massimo grado di sofisticazione dagli esecutori concertisti.
Anche il FANDANGO è una danza cantata spagnola, sorta verso la fine del ‘600 e diffusa soprattutto in Andalusia. Di ritmo ternario e d’andamento vivace, generalmente accompagnata da chitarra, nacchere e tamburello. Un celebre fandango è contenuto nel “Capriccio spagnolo” di Rimskij-Korsakov.

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